sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio"
Eugenio Montale
Il titolo è quello di un pezzo dell'ex gruppo dell'altrove citato rocker, il quale al momento cerca il fresco e si gode le adoranti ninfette che han mollato libri ed esami e adottato il minishort: ruspanti piaceri estivi.
Grazie a Dio l'estate non è mai utile, non serve a niente, anche per chi incessantemente lavora è una pausa di contemplazione forzosa e spesso inconscia, i progetti nascono nell'obnubilo della calura, i pensieri passano come ronzii di zanzara, è il tempo per restar confusi.
Inizia così: arriva giugno, e ci si sente tutti scolaretti, si allenta la tensione, o aumenta il nervosismo, c'è chi si fa schizzare gli occhi fuori dalla testa per cercare l'evasione, chi non riesce più a formulare un pensiero razionale. Ci sono le separazioni da luoghi e persone, c'è la pelle che torna a sentire il sole, l'aria e l'acqua. Ci sono sensazioni, visioni, esperienze, che poi resteranno per sempre cristalizzate lì, nell'estate dell'anno tale. E che nonostante siano figlie della malinconica pigrizia della stagione calda, magari apriranno o chiuderanno per sempre un cancello.
Finisce così: a settembre inoltrato la si rimpiange sempre, come fosse bellezza e giovinezza, si traccia l'inevitabile bilancio, e si desiderano un maglione e una vita diversa.
Ci sono sempre tante domande, a cui è meglio non dare risposta prima che non sia di nuovo iniziata la scuola. Chissà perchè, per esempio, le stelle le guardiamo solo in estate.