lunedì 13 agosto 2012

Febbre d'agosto


Il sole di agosto filtra dalle righe delle persiane dell'arredo ufficio, come da capitolato color grigio alluminio. Solo io sono più pallida di lui.
Milano è sfinita ormai, è sempre un po' addormentata, spoglia e senza trucco, così com'è la frequentano solo i poveri e i matti. Infatti anni fa credevo che la gente impazzisse a Milano in agosto, e che la città fosse più bella, ma no, non è così, è che non c'è più alcuna distrazione, alcun impedimento al dar retta a chi sragiona, al guardare al di sopra delle vetrine serrate, fino in fondo alle vie, e dentro i cortili.

Si sente un po' lontano qualche ticchettìo di tastiera, di là allora qualcun altro non ha dovuto spingersi al sacrificio di abbandonare la scrivania per portare i bambini al mare o la moglie in montagna. Sarà magari una collega che tra poco sfilerà per di qua troppo scollata, con la pelle troppo scura e tesa, tinta polpa di albicocca matura, e con i braccialetti con le conchigliette, a comunicarmi che due settimane non le son state sufficienti per "staccare". 

E la mattina quando mi sveglio nella mia stanza silenziosa sudo freddo, vedo il cielo campidanese, anche se ho gli occhi chiusi, e poi la campagna con gli orti, i terrazzi verdi, i parchi sui colli, gli specchi degli stagni,  la via pineta, le palme, la sabbia, il mare che prende il largo, il mare aperto sempre più blu, e poi di nuovo il mare che va verso le sue rive, la sabbia, le palme, la via pineta, gli specchi degli stagni, i parchi sui colli, i terrazzi verdi, la campagna con gli orti, il cielo campidanese... la mia stanza silenziosa: ora ho gli occhi aperti.