L'indispensabile Sapienza

Da “L’Arte della Gioia” di Goliarda Sapienza


“Attente, Bambolina, Crispina, Olimpia, attente! Fra venti, trent’anni non accusate l’uomo quando vi troverete a piangere nei pochi metri di una stanzetta con le mani mangiate dalla varecchina. Non è l’uomo che vi ha tradite, ma queste donne ex schiave che hanno volutamente dimenticato la loro schiavitù e, rinnegandovi, si affiancano agli uomini nei vari poteri […] attente voi privilegiate dalla cultura e dalla libertà, a non seguire l’esempio di queste negre perfettamente allineate. Al posto delle mani tagliuzzate dalla varecchina, per voi si preparano anni di cupo esercizio mascolino nel legare alla catena di montaggio le più povere, e l’atroce notte insonne dell’efficienza a tutti i costi. E fra venti anni di questo esercizio vi troverete chiuse in gesti e pensieri distorti come questa larva che sorride per dovere d’ufficio – materializzazione né maschile né femminile – inchiodate davanti al vuoto e la rimpianto della vostra identità perduta.”

“E va bene Prando, te l’ho detto e te lo ripeto: io voglio essere indipendente dagli uomini come Lucio. E state attenti perché di questo passo quando le donne si accorgeranno di come voi uomini di sinistra sorridete con sufficienza paternalistica ai loro discorsi, quando la tua Amalia si accorgerà di non essere ascoltata e di fare due lavori sfinendosi davanti ai fornelli e in laboratorio – perché non mi parli mai del lavoro di Amalia eh? Perché devo sentire solo quanto è dolce, carina e gelosa? – quando si accorgeranno la loro vendetta sarà tremenda …”

“Anche la parola vecchiaia mente, Modesta, è stata rimpinzata di fantasmi paurosi come la parola morte per farti stare calma, ossequiosa di tutte le leggi costituite. Chi sa com’è la vecchiaia? Quando comincia? Al tempo di Stendhal una donna a trent'anni era vecchia. Io a trent’anni ho appena cominciato a capire e a vivere. Chi ha osato varcare la soglia di quella parola senza ascoltare pregiudizi, luoghi comuni? Forse più di quanti immagini se puoi incontrare nei cantoni visi sereni, sguardi calmi e sapienti. Ma nessuno ha osato mai parlare per timore- sempre l’eterno timore – di rovesciare i falsi equilibri stabiliti. Davanti alla porta chiusa di quella parola paurosa la tentazione di entrare, osservare tutto ti prende, vero Modesta? Certo, a ogni cantone, dopo aver imboccato quella porta, puoi incontrare la tua morte. Ma perché aspettarla lì fuori, le spalle curve, le mani molli nel grembo? Perché non andarle incontro e sfidarla giorno per giorno, ora per ora, rubando ad essa tutta la vita possibile?”


 “A me hanno insegnato che nell'anima di un uomo non c'è posto per dubitare.
- Questo vi insegnano per chiudervi, carusi, in una corazza di doveri e false certezze. Come a noi donne, Mattia: altri doveri, altre corazze di seta, ma è lo stesso.
- Devi avere ragione perché come una malinconia nuova mi prese e mi tiene da quando 'sta parola dubbio ho incontrato.
- È per timore di questa malinconia che l'uomo s'ammanta di certezze e detta credi. Ma ancora troppo bambino è l'uomo per sapere.”

“… anche la parola rivoluzione mente o invecchia. Bisognerebbe trovarne un’altra.”

“Ora capisco, tante cose ho imparato nella vita ma mai a prevenire l’amore…”